È arrivato il momento di impegnarsi per una moda circolare e sostenibile. Il tempo degli sprechi è finito. I rifiuti sono fuori moda, anche nel mondo del tessile e del fashion in generale. Tant’è che quest’anno la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti è dedicata al Tessile Circolare e Sostenibile con il motto I rifiuti sono fuori moda!
L’obiettivo è sensibilizzare più persone possibile sull’impatto dei rifiuti del settore tessile e moda, incoraggiando un nuovo modo di produrre e consumare basato sulla circolarità e sostenibilità dei prodotti. La campagna europea si rivolge a tutti: cittadini, enti locali, aziende, scuole, associazioni.
Prendendo spunto dalla Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR 2022), in questo articolo troverai consigli utili per un guardaroba circolare e sostenibile da realizzare in 3 mosse. Ma prima ti darò alcuni dati e informazioni sulla produzione di rifiuti nel settore tessile e abbigliamento. Infine, come partecipare alla SERR 2022 per condividere la tua azione insieme a tante altre che si terranno in tutta l’Ue.
Quanti rifiuti produce l’industria della moda?
Il settore tessile e del fashion produce un quantitativo abnorme di rifiuti difficile da quantificare se non attraverso stime.
Innanzitutto, l’85% dei principali marchi continua a non comunicare i propri volumi di produzione annuali, nonostante le crescenti prove di sovrapproduzione, come denuncia Fashion Revolution. Né tanto meno dicono nulla sugli scarti di produzione e sull’invenduto. Si stima però che ogni anno si producano oltre 100 miliardi di articoli. Decisamente troppi per una popolazione di 7 miliardi.
Ad ogni modo, come riferisce l’UNECE (Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite), ogni anno, a livello globale, finiscono in discarica ben 21 miliardi di tonnellate di prodotti tessili. Non solo, meno dell’1% dei tessuti utilizzati per fare abbigliamento viene riciclato per fare nuovi vestiti.
Nell’Unione europea ogni anno vengono scartati 5,8 milioni di tonnellate di prodotti tessili che a persona fanno 11,3 kg. Eccessivo, non credi? Inoltre, i capi di abbigliamento hanno una vita molto breve. Infatti, vengono indossati solo 7/8 volte prima di essere smaltiti. Che fine fanno? L’87% viene incenerito o finisce in discarica. Solo il 10% rimane in circolazione nel mercato dell’usato.
Economia circolare per ridurre i rifiuti del tessile e abbigliamento
Come puoi capire di fronte a tutto questo spreco, il settore tessile e abbigliamento non può che andare verso una economia circolare. Deve produrre in modo tale che ogni prodotto messo in commercio sia pensato non per diventare un rifiuto a fine vita, ma per essere riutilizzato e riciclato.
Un’Europa povera di materie prime, non può più permettersi di sprecare e di continuare a inquinare altrove, in particolare nei paesi con scarse tutele ambientali e sociali, guarda caso proprio dove dell’industria del fashion ha delocalizzato la produzione, in particolare i big della fast fashion, la moda veloce.
Per fermare questo sfruttamento ambientale e umano, per recuperare materie prime essenziali, la Commissione europea lo scorso marzo ha presentato la Strategia dell’Ue per i tessili circolari e sostenibili da qui al 2030, decretando per quella data la fine della fast fashion.
Inoltre, entro 2025 tutti i Paesi dell’Ue dovranno avviare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili e dell’abbigliamento. L’Italia sulla carta ha anticipato questa scadenza al 1° gennaio 2022. Ma c’è tutta la macchina da organizzare, perché occorre fare più o meno come già avviene con gli altri rifiuti urbani.
Come avere un guardaroba circolare e sostenibile in 3 mosse
Per avere un guardaroba circolare e sostenibile, e partecipare alla Campagna SERR, puoi iniziare a mettere in pratica le 3 “R” dell’economia circolare: Riduci, Riusa, Ricicla.
Il tuo armadio non sarà solo circolare, ma anche sostenibile. Il motivo è semplice. Se un capo di abbigliamento, un paio di scarpe o un accessorio è pensato in ottica circolare, quindi per durare il più possibile, per essere riciclato e produrre nuovo valore, ciò significa ridurre l’impatto ambientale della produzione.
Però, visto che sostenibilità non significa essere solo ecologici, ma anche rispettare i diritti fondamentali delle persone, la moda circolare può favorire condizioni di lavoro migliori, tempi di lavoro accettabili e in condizioni di maggior sicurezza. Tanto più, poi, che tra 8 anni il settore del fast fashion per l’Ue è dato per morto.
Insieme possiamo accelerare questo processo “costruendo” il nostro armadio circolare e sostenibile in 3 mosse seguendo l’ordine gerarchico del Riduci, Riusa e Ricicla.
1) Riduci: comprare meno e meglio
Acquista capi di cui hai effettivamente bisogno. Evita gli acquisti impulsivi e coltiva un approccio minimalista.
Compra meno e punta su prodotti di qualità, in questo modo ti dureranno di più e non dovrai comprarne altri. In particolare, scegli pezzi intercambiabili, indossabili in più combinazioni.
Chiediti sempre quanti abbinamenti puoi fare.
2) Riusa: prolunga il più possibile l’utilizzo dei tuoi vestiti
Non scartare i tuoi capi di abbigliamento prima del tempo. Ricorda che il vestito più sostenibile è quello che possiedi già. Fai durare i tuoi abiti il più possibile. Non rimandare qualche piccola riparazione (un bottone, una cerniera, un piccolo strappo).
Ripara (o fai riparare) e riusa. Ne vale sempre la pena. Spesso si dice “mi costa più la riparazione che comprarne uno nuovo”. Non è così, se lo ripari eviti un rifiuto e non sarai complice di questa domanda eccessiva di abbigliamento che devasta l’ambiente e sfrutta le persone, soprattutto donne.
Dedica più tempo alla cura dei tuoi vestiti.
E se c’è qualcosa che non puoi proprio più indossare o modificare rimettila in circolazione: dona, regala, vendi, scambia. Negli acquisti privilegia l’abbigliamento di seconda mano e vintage. In questo modo manterrai in circolazione capi che esistono già ed eviterai che si trasformino in rifiuto da smaltire in discarica o in qualche inceneritore.
Se, invece, hai bisogno di un capo di abbigliamento per le occasioni speciali, che metterai una volta, o al massimo due, allora valuta anche la possibilità di noleggiarlo.
Riutilizzo creativo (Upcycling)
Inoltre, puoi allungare la vita dei capi che non metti più con il riciclo creativo, cioè puoi trasformare un indumento in un altro. Ad esempio, da un paio di jeans puoi ricavare degli shorts, con un paio di pantaloni, larghi di gamba puoi, farne una gonna. Puoi anche trasformare una gonna in un vestito o in un top. Su YouTube troverai tantissime soluzioni e idee. Se non hai dimestichezza con taglio e cucito, fatti aiutare da chi lo sa fare.
Ci sono altre cose molto semplici che puoi fare. Ad esempio con un vecchio maglione puoi ricavarne dei guanti senza dita o uno scaldacollo. In sintesi, chiediti sempre: “Cosa posso fare con questo che non metto più? Come lo posso trasformare?”
3) Ricicla e scegli fibre riciclate e riciclabili
Probabilmente questa è la parte più complicata. Ma vedila così: mettiti nei panni di un designer che deve disegnare un vestito o quello che sia. Se lo fa con criterio, in ottica circolare e sostenibile, sceglierà tessuti e accessori che non diventeranno un rifiuto, ma che a fine vita saranno materia prima per fare nuovi tessuti per l’abbigliamento.
Così, quando stai valutando un acquisto, leggi bene l’etichetta. Cosa ti dice? Ci sono percentuali di fibre diverse? Allora sappi che quello che stai comprando difficilmente potrà essere trasformato per fare nuovo tessuto per produrre nuovi vestiti. Purtroppo, separare fibre diverse per fare nuovo filato è un processo ancora molto complicato.
Prediligi indumenti in monofibra o con una minima percentuale di altra fibra. Quando puoi, acquista capi in cotone, lana e cashmire riciclato. Scegli fibre naturali biologiche e ricavate nel rispetto del benessere degli animali.
Fai attenzione al poliestere riciclato da bottiglie di Pet e al poliestere in generale: responsabile, insieme a altre fibre sintetiche, del 35% delle microprastiche negli oceani. Se vuoi saperne di più dai un’occhiata a questo articolo: Tessuti sintetici 5 motivi per cui il poliestere riciclato non è una soluzione.
Se i tessuti sono ridotti molto male, pensaci prima di buttarli. Possono sempre tornarti utili. Puoi riciclarli per le pulizie domestiche, per fare una cuccia accogliente per il tuo cane o gatto, dei sottobicchieri e tantissime altre cose. Cerca online e ti verranno tante idee. Inoltre, recupera il più possibile bottoni, cerniere, strass, perline, paillattes, potresti averne bisogno per fare piccole riparazioni su altri capi.
Ti sembra troppo? Inizia dalla cosa più semplice e più importante: Riduci.
Vuoi partecipare alla Campagna SERR 2022 con una azione da condividere?
Tutti possono partecipare alla Settimana Europea dei Rifiuti. Se vuoi metterti in gioco condividendo la tua azione puoi collegarti al sito europeo della Campagna, cliccare su “Registrati” e creare un account. Una volta che avrai ricevuto la conferma potrai accedere al link del tuo profilo.
Una volta dentro dovrai compilare il form di registrazione, descrivere la tua azione, inserire luogo e date della tua iniziativa. Dopodiché la tua azione sarà pubblicata sul database del sito europeo e apparirà nella mappa in modo da permettere ad altri di prenderne parte. Per registrarsi c’è tempo fino al 3 novembre 2022.
La Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti nasce all’interno del Programma LIFE+ della Commissione Europea.
Per approfondire e avere altri consigli per un guardaroba circolare e sostenibile, oltre a tanto materiale da condividere sui social, collegati al sito ufficiale della Campagna e consulta la pagina di Aica, Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale.
Insomma, spero di averti dato qualche strumento in più per avere un guardaroba leggero e bello per l’ambiente e le persone.
Foto di Ron Lach