Non hai mai comprato abbigliamento usato? Questo è il mese giusto per iniziare. Proprio in questi giorni è partita la campagna #SecondHandSeptember, un invito a riflettere sui comportamenti di acquisto in fatto di moda e comprare abbigliamento usato invece che nuovo.
La campagna è organizzata da Oxfam, un movimento globale impegnato contro le disuguaglianze per porre fine alla povertà e all’ingiustizia. Il che ha molto a che fare con l’industria della moda, specie del modello fast fashion. Di una moda che produce miliardi di capi di bassa qualità e a basso costo, ma con altissimi costi ambientali e sociali.
Quest’anno, il volto della campagna #SecondHandSeptember è la trentottenne attrice inglese Felicity Jones. Una fan della moda di seconda mano: «È una tale gioia acquistare di seconda mano. Non sai mai cosa troverai, il che è un piacere. Mi sono spesso imbattuta in qualcosa di speciale che ha una storia, come la mia borsa di velluto che ha due piccole impronte di un gatto sul retro».
Non c’è nulla di nuovo che tu debba comprare per forza anche se costa poco
Astenersi dall’acquisto di vestiti nuovi è anche una bella sfida se compri nelle catene del fast fashion, come Zara e H&M o, peggio ancora, dell’iper fast fashion di Shein, tanto per citare alcuni dei principali colossi della moda usa e getta, del comprare e del buttare.
Senza contare che l’industria della moda veloce è assillante e utilizza tutti i mezzi di comunicazione possibili, specie i social media, per farti comprare quello che più delle volte non ti serve.
Come quei tanti capi must have da avere assolutamente con le nuove collezioni e il cambio di stagione che si avvicina. I prezzi poi del fast e dell’iper fast fashion sono allettanti, ma a pagarne il vero costo sono milioni di persone che per il loro lavoro non ricevono nemmeno il minimo per vivere.
Meno emissioni di gas serra se compri usato
Per sensibilizzare le persone contro queste continue sollecitazioni all’acquisto del nuovo, quest’anno Oxfam presenta alcuni dati interessanti. Ormai è evidente che siamo alle prese con uno squilibrio climatico senza precedenti a causa delle emissione di gas serra, su tutte l’anidride carbonica (CO2).
I fenomeni climatici estremi sono sempre più frequenti e colpiscono in maniera ancora più devastante i paesi più poveri. Pensa al Pakistan, vittima di una enorme crisi umanitaria a causa delle inondazioni che imperversano da luglio. Ci sono milioni di sfollati, oltre mille persone hanno perso la vita, migliaia di ettari di colture spazzati via, tra cui anche quelle di cotone di cui il Pakistan è tra i principali produttori. Una vera ingiustizia se pensi che questo Paese è responsabile di meno l’1% delle emissioni serra globali.
Ormai è noto che l’industria del fashion è responsabile fino al 10% delle emissioni serra, più del trasporto aereo e navale messi insieme. Ridurre la domanda di nuovi prodotti è fondamentale. Comprando meno, e prolungando l’uso dei vestiti che già possiedi, darai il tuo contributo per ridurre la sovrapproduzione di abbigliamento e la sua triste destinazione finale: discarica e incenerimento.
Per un nuovo paio di jeans si immettono nell’atmosfera 33,4 kg di CO2
Quindi Oxfam ha messo sotto la lente un semplice paio di jeans. Per produrlo quanta CO2 viene immessa nell’atmosfera?
Devi sapere che l’intero ciclo di vita di un nuovo paio di jeans, dalla fibra allo smaltimento finale, produce 33,4 kg di CO2 e circa la metà proviene proprio dalla produzione.
Sembrerebbe poco, ma se moltiplicato per i jeans presenti negli armadi della popolazione adulta del Regno Unito (54 milioni di persone che in media ognuna possiede 6/7 paia di jeans) le emissioni di CO2 calcolate da Oxfam sono paragonabili a quelle di una centrale elettrica a carbone in funzione per 18 mesi. Oppure è come fare il giro del mondo in aereo 2.300 volte. Il che rende l’idea di quanto sia essenziale ridurre le emissioni serra in atmosfera grazie ai comportamenti di acquisto di ognuno, anche per un singolo paio di jeans.
Se vuoi approfondire tutti i vantaggi dell’abbigliamento di seconda mano, economico e ambientale, può esserti utile leggere Conviene comprare abbigliamento usato? C’è un risparmio enorme.
La soddisfazione di comprare abbigliamento usato è pari al nuovo
Altro elemento su cui Oxfam invita a riflettere è l’effimera soddisfazione di comprare un capo di abbigliamento nuovo. Per spiegare questo concetto ha interpellato Carolyn Mair, psicologa cognitiva che lavora nel settore della moda: «Il nostro cervello è stimolato dalle novità, ma ci abituiamo rapidamente alle cose nuove. Infatti, in un periodo di tempo relativamente breve, ciò che una volta era nuovo ed eccitante finisce per non attrarci più».
E aggiunge: «Fortunatamente, possiamo ottenere gratificazione in altri modi: dando un significato ai nostri vestiti, acquistando ciò che sappiamo che ameremo a lungo, prendendoci cura dei nostri vestiti una volta che li abbiamo. Tutto questo sul nostro cervello ha lo stesso effetto dell’acquisto di prodotti nuovi di zecca, ed è anche meglio per l’ambiente».
«La moda di seconda mano può farci sentire felici quanto un capo nuovo di zecca perché sarebbe "nuovo per me"». Carolyn Mair, psicologa cognitiva.
Insomma, provare per credere.
Come partecipare alla Campagna di Oxfam
La campagna #SecondHandSeptember di Oxfam non è solo un’occasione per preferire l’usato rispetto al nuovo, ma è anche un’opportunità per ripensare al tuo guardaroba e prolungare la vita dei tuoi abiti. Quando questo non è possibile puoi fare tante altre cose: donare, scambiare e vendere quello che non metti più. Ecco alcuni consigli per iniziare
Fai ordine nell’armadio e rivaluta i vestiti che già possiedi
Prenditi questo mese per fare ordine nell’armadio e riconsiderare i capi che possiedi. Questa è una operazione fondamentale perché puoi trovare quello che pensavi di non avere. Così non dovrai fare nuovi acquisti e risparmierai denaro.
Ripara e modifica quello che hai
A volte basta fare un piccolo rammendo, sostituire i bottoni per recuperare un capo di abbigliamento. Insomma, possono bastare piccole riparazioni. Allarga, stringi, accorcia, modifica. Se non hai dimestichezza con queste operazioni più complicate (è il mio caso) rivolgiti a una sarta.
Chiedi, regala e scambia con amici e parenti
«Ho una giacca che mi va stretta, queste scarpe di mio figlio/figlia sono come nuove, possono interessarti?» Basta chiedere per rimettere in circolazione quello che non metti più. Al massimo la risposta sarà “No grazie!” Puoi partecipare a uno swap party (scambio di vestiti). Sono appuntamenti che periodicamente si tengono in diverse città. Informati se c’è un gruppo che li organizza vicino a te. Oppure crea tu l’occasione invitando amici e parenti.
Dona, compra e vendi quello che non metti più
Puoi anche decidere di donare i tuoi abiti. Ci sono tanti modi per farlo. Puoi rivolgerti a una associazione di fiducia, una parrocchia, una casa famiglia. Puoi donarli o fare acquisti nei charity shop, negozi che con la vendita di quanto donato finanziano iniziative a supporto di comunità e famiglie. In questi negozi potrai trovare davvero l’inaspettato, persino capi firmati.
Alcuni Charity shop in Italia
Humana Vintage – Le donazioni avvengono tramite i contenitori di raccolta presenti in varie città (ecco dove trovarli). Per fare acquisti i negozi si trovano a Roma, Torino, Milano, Verona e Bologna. Inoltre, è disponibile anche l’app per comprare online.
Charity Chic di Bari – Un negozio solidale dedicato al vintage dove puoi trovare abiti, accessori, oggettistica e libri di lettura. Nel corso dell’anno si tengono anche una serie di laboratori gratuiti per dare spazio alla creatività, all’etica del riciclo e del riuso.
Arché Vintage è il charity shop di Fondazione Arché e si trova a Milano. Puoi donare vestiti e accessori in buono stato e anche nuovi. Se decidi di comprare non avrai che da scegliere perché gli arrivi sono giornalieri.
Charity Shop della Croce Rossa Italiana Comitato di Firenze – Il negozio solidale è aperto già da alcuni anni in Borgo San Frediano 12. Un negozio davvero speciale grazie alla generosità dei fiorentini.
Negozi, e-commerce dell’usato e del vintage
Inoltre, ci sono i negozi second-hand e vintage (basta fare una ricerca su Google e trovi il negozio più vicino a te). Ci sono anche i mercatini e le bancarelle dell’usato (dove puoi scoprire delle vere chicche).
Puoi anche vendere e acquistare sugli e-commerce dell’abbigliamento usato come Vinted, Depop, Vestiaire Collective, Esty, eBay, Marketplace di Facebook. Altra alternativa è greenchic che ti permette di inviare i tuoi vestiti usati e, una volta valutati, te li ripaga con un certo numero di “stelline” che puoi utilizzare per acquistare dal suo e-commerce.
Insomma, come vedi ci sono tante cose che puoi fare nel corso di questo mese e anche dopo.
Cosa, invece, farò io? Intanto non comprerò nulla, nemmeno di seconda mano. Non ne ho necessità. Prima di tutto farò ordine nell’armadio, anche in vista del cambio di stagione. Poi, cercherò di trovare una nuova casa a quei capi e accessori che in famiglia siamo sicuri di non utilizzare più.
Foto di Rachel Claire