La Fashion Revolution Week 2024 quest’anno durerà 10 giorni, dal 15 al 24 aprile. Dieci giorni di azione che coincidono con il decimo anniversario della nascita di Fashion Revolution, la più grande comunità globale impegnata per una industria della moda pulita, sicura, giusta, trasparente e responsabile.
Il tema della Fashion Revolution Week 2024, la campagna annuale di Fashion Revolution, è “Come essere un rivoluzionario della moda!” Designer, comunicatori, attivisti, organizzatori, ognuno condividerà la propria esperienza di rivoluzionario della moda.
Il tema esplorerà anche cosa significa far parte di questa rivoluzione e qual è il ruolo dell’industria della moda, tra le più impattanti, nel promuovere la giustizia sociale e ambientale.
Se anche tu vuoi far parte della rivoluzione nella moda, ma non sai da dove iniziare, la cosa più semplice che puoi fare è unirti alla community di Fashion Revolution e approfittare delle iniziative che si terranno nel corso delle 10 giornate.
Fashion Revolution Week 2024: tutti gli eventi
Sono davvero tanti gli eventi e le iniziative, organizzati sia a livello globale che locale, on line e dal vivo. Puoi trovarli tutti sul sito internazionale di Fashion Revolution oppure puoi collegarti al sito di Fashion Revolution Italia.
Per orientarti su tutto quello che viene organizzato puoi consultare la mappa globale oppure la mappa degli appuntamenti in Italia. Inoltre, puoi seguire la Fashion Revolution Week sui canali social e ricevere aggiornamenti iscrivendoti alla newsletter.
Inoltre, quest’anno Fashion Revolution ha preparato una piccola guida per trovare ispirazione e attivarsi anche tramite social.
Considera anche che Fashion Revolution Italia per questo decimo anniversario ha deciso di celebrare le botteghe artigiane, i designer e le realtà che propongono progetti etici e responsabili.
Infatti, il 23 aprile si tiene il Fashion Revolution Tour alla scoperta dei designer e delle botteghe artigiane di Venezia. Inoltre, è previsto anche un talk con esperti di moda sostenibile e membri storici di Fashion Revolution, come la cofondatrice Orsola de Castro e Marina Spadafora, ambasciatrice di moda etica nel mondo e coordinatrice di Fashion Revolution Italia.
Tra i vari eventi a livello mondiale da segnalare è sicuramente quello del 20 aprile: il primo Mend In Public Day, una giornata di attivismo gentile, perché le rivoluzioni partono anche dalle piccole cose, come riparare. Un gesto semplice, ma di grande portata contro la moda usa e getta, la sovrapproduzione e il consumismo sfrenato.
D’altra parte “Riparare, riadattare, e rindossare i tuoi abiti è una scelta rivoluzionaria”, come è scritto nel sottotitolo del libro I vestiti che ami vivono a lungo, di Orsola de Castro, cofondatrice di Fashion Revolution.
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La nascita di Fashion Revolution
Fashion Revolution ha debuttato ufficialmente il 24 aprile del 2014. Non è una data a caso. L’anno prima avvenne il più grande disastro industriale del settore moda.
Era il 24 aprile del 2013 quando a Dacca, in Bangladesh, crollò il Rana Plaza. Questo edificio ospitava 5 fabbriche di abbigliamento che producevano per i principali marchi di moda occidentali. Nel crollo morirono 1.138 persone mentre cucivano i nostri vestiti. Erano soprattutto giovani donne. Alle morti si aggiunsero circa 2.500 feriti.
Dal quel 24 aprile del 2014 ogni anno si tiene la Fashion Revolution Week per ricordare quelle vittime e per sollecitare l’industria della moda globale a un radicale cambiamento.
In 10 anni di attività, di campagne, insieme all’azione di molte Ong, dei sindacati, qualcosa è cambiato.
Intanto, molte persone hanno iniziato a farsi delle domande, la più semplice e banale, quella che Fashion Revolution ha posto fin dall’inizio: “Chi ha fatto i miei vestiti?”(Who made my clothes?).
Anni cruciali per la rivoluzione della moda
La comunità di Fashion Revolution è triplicata negli ultimi 5 anni, ma ci sono ancora molte persone che ignorano le conseguenze sociali e ambientali di quello che indossano. Finalmente anche la politica ha iniziato a legiferare su un settore prima considerato frivolo, ma che invece è tra le principali industrie che impattano sullo sfruttamento ambientale e umano.
Ad esempio, l’Unione europea si è dotata di una Strategia per il tessile sostenibile e circolare, dichiarando la fast fashion fuori moda entro il 2030. A questa Strategia stanno seguendo direttive e regolamenti.
Il Fashion Transparency Index, l’Indice di Trasparenza di Fashion Revolution ha contribuito a guidare il cambiamento.
Infatti, i principali marchi di moda dal 2017 hanno iniziato a rispondere a specifiche domande. Ad esempio: come e dove producono, in quali fabbriche, con quali salari e diritti per le persone che producono per loro; quanto producono, quanta acqua consumano, quanto inquinano. Cosa stanno facendo per ridurre l’impatto sociale e ambientale lungo la loro filiera di produzione.
A piccoli passi verso la tracciabilità e trasparenza di filiera
Oggi, più della metà (52%) dei 250 principali marchi interpellati stanno rivelando gli elenchi dei fornitori di primo livello (le fabbriche di confezionamento). Un cambiamento promettente rispetto al 32% della prima edizione dell’Indice del 2017.
Nonostante questi progressi, il cambiamento sulla tracciabilità e trasparenza della lunga e articolata filiera della moda è ancora troppo lento.
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Lo è a fronte di un’accelerazione della crisi climatica, dell’aggravarsi delle disuguaglianze sociali e degli squilibri ambientali sempre più allarmanti.
Le persone che realizzano i nostri vestiti (l’80% sono donne) rimangono ancora intrappolate in condizioni di povertà, mentre i combustibili fossili continuano ad alimentare gran parte della catena di approvvigionamento.
Ci stiamo vestendo di plastica, visto che le fibre sintetiche, derivate da petrolio e carbone, hanno raggiunto una quota del 64% su tutte le altre fibre.
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La sovrapproduzione e il consumo di tessile e abbigliamento stanno invadendo di rifiuti intere comunità nel Sud del mondo, con pesantissime conseguenze sociali, di salute e ambientali.
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Fashion Revolution Week: tutti insieme per le prossime sfide
Nei prossimi dieci anni Fashion Revolution si concentrerà sulle intersezioni di queste aree cruciali per rivoluzionare l’industria della moda.
I marchi dovranno assumersi la responsabilità del reale costo del lavoro, assicurando alle lavoratrici e ai lavoratori un salario dignitoso. Questo contribuirebbe a rallentare la produzione che a sua volta ridurrebbe la sovrapproduzione, causa principale del colonialismo dei rifiuti.
«La storia di Fashion Revolution è quella di una comunità che, durante questi 10 anni, da movimento di base è diventato una rete globale presente in 75 Paesi», spiega Rudo Nondo, direttore esecutivo di Fashion Revolution. «Insieme abbiamo portato le persone che fanno i nostri vestiti al centro dell’attenzione, spinto per una maggiore trasparenza nell’industria della moda, mobilitato innumerevoli cittadini e politici ad agire».
«In vista della prossima Fashion Revolution Week 2024, guarderemo indietro per guardare avanti. Invitiamo tutti i rivoluzionari della moda, vecchi e nuovi, a partecipare ai nostri prossimi 10 anni di attivismo guidati da quello che abbiamo appreso negli ultimi 10 anni».
Ognuno di noi ha un ruolo importante da svolgere per una industria della moda che metta al primo posto le persone e il pianeta, invece che il profitto a tutti i costi. Quindi attivati: informati, condividi, partecipa. Segui la Fashion Revolution Week 2024.
Foto: Fashion Revolution