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Il lato oscuro della moda nel libro di Maxine Bédat

"Il lato oscuro della moda. Viaggio negli abusi ambientali (e non solo) del fast fashion". Un libro illuminante per comprare meno e scegliere meglio, seguendo il viaggio di un paio di jeans.

Se non conosci non hai consapevolezza delle tue scelte di acquisto. In pratica, non sai cosa stai comprando. L’industria globale della moda scarseggia in trasparenza. Dà poche o nessuna informazione su come e in quali condizioni un capo di abbigliamento, scarpe o accessorio, è stato prodotto.

La catena di produzione di una semplice maglietta o paio di jeans è molto lunga e articolata e va da un capo all’altro del Pianeta.

Per capire da dove viene quello che indossiamo, come è stato fatto e da chi, dove finisce quando non ci piace più o non ci va più bene, lo racconta Maxine Bédat nel libro Il lato oscuro della moda. Viaggio negli abusi ambientali (e non solo) del fast fashion (post editori, 2022).

Il libro, traduzione italiana del volume “Unraveled” (Penguin 2021), è stato selezionato dal Financial Times/McKinsey Business come Book of the Year 2021.

È un libro che ho divorato e ti consiglio di leggere. È un saggio pieno di storie, di persone, di fatti e di luoghi. Dentro c’è tutto, c’è l’evoluzione (e involuzione) dell’industria della moda, delle relazioni del commercio globale, del marketing, dei diritti sindacali acquisiti nel mondo occidentale, non sempre rispettati, e di quelli inesistenti nei paesi dove la produzione dei nostri vestiti è stata trasferita.  

Conoscere il lato oscuro della moda da un paio di jeans

Il libro segue il percorso di un paio di jeans, ma potrebbe essere qualsiasi indumento, dalla produzione della fibra al confezionamento, dalla distribuzione e vendita fino allo smaltimento finale. È un viaggio che Maxine Bédat, avvocatessa, imprenditrice e attivista, fondatrice del New Standard Institute (NSI), ha percorso in lungo e in largo.

Inizia nei campi di cotone del Texas dove ci fa conoscere alcuni coltivatori impegnati nel delicato equilibrio tra il profitto e una coltivazione attenta alla salute dell’uomo e del suolo.

Il viaggio prosegue in Cina, nelle fabbriche dove le fibre grezze vengono filate, tinte e trasformate in tessuto denim. Le sostanze chimiche utilizzate, vietate in Occidente, vengono smaltite nei fiumi, gli stessi utilizzati per irrigare i campi.

Ma non finisce qui, perché il tessuto va tagliato e cucito, così l’autrice ci porta nelle fabbriche dello Sri Lanka e del Bangladesh dove lavorano soprattutto donne. Non è un lavoro dignitoso, il salario è bassissimo e i ritmi di lavoro elevatissimi.

A quel punto il viaggio riprende verso gli Stati Uniti, all’interno di un magazzino di Amazon per vedere come funziona la spedizione che porta i jeans negli armadi degli americani. I ritmi di lavoro sono elevati, i magazzinieri sono paragonati a dei robot. Questa, però, non è la tappa finale. Dove finiscono i jeans usati? Il destino è la discarica che nessuno vede.

Infatti, bisogna andare fino in Africa. In Ghana, nella discarica di Kpone a 40 km dalla capitale Accra. Probabilmente, la più grande discarica di tutta l’Africa.

In Ghana finisce il viaggio dei jeans e di milioni di altri indumenti usati

In Ghana ogni anno arrivano circa 780 milioni di capi usati da vari Paesi e da fonti più disparate: enti di beneficenza, programma dei resi e anche l’invenduto. Una situazione che crea enormi impatti sociali, di salute e ambientali.

Come ti dicevo, il libro è ricco di testimonianze, è la storia di un paio di jeans e delle persone coinvolte in ogni singolo processo di produzione.

L’industria della moda è nota per la sua filiera opaca, estremamente articolata, dove la mancanza di trasparenza nasconde abusi ambientali e sfruttamento umano.

Ma tutto questo non esisterebbe, o almeno lo sarebbe in misura minore, se sapessimo realmente chi e come produce i nostri vestiti, quali sono gli impatti sociali e ambientali della produzione forsennata della fast fashion. Se sapessimo anche dove vanno a finire i vestiti che scartiamo. Ecco, questo libro lo racconta.

Conoscere il lato oscuro della moda per essere consumatori e cittadini attivi

Alla fine del libro saprai un sacco di cose. Sarai più consapevole quando deciderai di fare un acquisto o di disfarti di un indumento quando ancora potresti indossarlo o magari trasformarlo.

L’ultimo capitolo è dedicato proprio al potere delle nostre scelte per frenare la produzione bulimica della fast fashion e dell’ultra fast fashion.

Una lettura che ti aiuterà ad essere autrice o autore delle tue scelte in fatto di moda.

Foto di MART PRODUCTION da pexles.com

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