Vuoi visitare un museo fuori dal comune? Che ti racconti qualcosa di diverso: ti parli di tessuti, ricami, macchinari, dell’evoluzione della moda, di arte, di archeologia industriale? In Italia c’è il Museo del Tessuto di Prato e nel 2025 celebra i suoi primi 50 anni di storia.
Per festeggiare questo importante anniversario fino al 21 dicembre 2025 sarà possibile visitare la mostra Tesori di seta. Capolavori tessili dalla donazione Falletti.
E pensare che il Museo, giusto 50 anni fa, nacque grazie alla donazione di un corpus di tessuti antichi dell’imprenditore tessile e collezionista Loriano Bertini. Era il 1975.
Così, dopo mezzo secolo, il Museo celebra i suoi 50 anni accogliendo una nuova donazione e molto generosa: quella della collezione del medico fiorentino Giovanni Falletti. Collezionista eclettico e cultore di diverse discipline, in cinquant’anni di appassionata ricerca, Falletti ha conservato e raccolto manufatti tessili, ricami, libri, stampe, monili, armi storiche e maschere rituali provenienti dall’Europa e da molti paesi asiatici e africani. In totale la donazione comprende quasi 2.000 oggetti di incredibile valore storico, artistico e antropologico.
Quella di Falletti è stata una folgorazione casuale, nata dalla vista di un piviale (abito liturgico) di velluto verde del Quattrocento, esposto nella vetrina di un antiquario fiorentino.
Cosa espone la mostra Tesori di seta
La mostra Tesori di seta, curata da Daniela Degl’Innocenti, conservatrice del Museo del Tessuto, con la consulenza scientifica di Roberta Orsi Landini, massima studiosa italiana del tessuto e del costume, espone una parte della consistente donazione Falletti.
Allestita nella sala dedicata ai tessuti storici, la mostra segue un percorso cronologico che attraversa quattro secoli di grande manifattura tessile e che incrocia stili, materiali e soggetti, eccezionali testimoni della produzione europea dal Quattrocento alla fine del Settecento.
Utilizzati per la confezione di sfarzose vesti laiche destinate alle aristocrazie del tempo, questi tessuti, per il loro enorme pregio e valore, venivano successivamente donati a istituzioni religiose che li riutilizzavano per realizzare paramenti sacri.
Insomma, una straordinaria pratica di riuso che ha permesso la conservazione di questi capolavori tessili e di farli arrivare fino a noi.
Il percorso espositivo
Un percorso di grande fascino in cui manifattura e arte si intrecciano. A cominciare dai velluti operati del Quattrocento, eccellenza assoluta dei maggiori centri manufatturieri italiani. Tra i disegni più comuni, quello della foglia lobata che include il motivo della melagrana, presente in varianti secondo la manifattura e il periodo.
Il frutto rappresenta un elemento simbolico trasversale che va dall’ambito religioso a quello laico. Lo testimoniano numerose rappresentazioni pittoriche che vedono questa tipologia di velluto impiegata come veste civile, come paramento o come drappo d’onore alle spalle della Madonna.
E poi il Cinquecento con il ricamo in applicazione su appositi cartoni disegnati con soggetti o motivi decorativi, spesso eseguiti da autorevoli pittori del tempo. Il ricamatore ritagliava il tessuto secondo le sagome per poi applicarlo a cucito su un supporto di stoffa e, infine, rifinirlo a tempera e con filati di seta o metallici.

Nel Seicento le manifatture tessili italiane, pur conoscendo un momento critico per la contrazione del mercato europeo dovuta a guerre, carestie e pestilenze, si riorganizzano con un’offerta più varia di prodotti e disegni. La caratteristica generale è l’impiego di un quantitativo inferiore di seta rispetto ai classici drappi auroserici del secolo precedente.
Protagonisti della fine di questo secolo sono i damaschi broccati che segnano una grande trasformazione nel disegno tessile.
Questa volta è la Francia ad indirizzare il gusto delle manifatture tessili europee.

Damasco Gros de Tours broccato: seta, oro filato e argento filato. Foto: Leonardo Salvini.
Nel Settecento la pittura e il disegno tessile spesso si connettono tra loro. Tant’è che pittori francesi settecenteschi, come Charles Le Brun, Jean Revel, Antoine Watteau, Jean Berain, François Boucher, si dedicano anche alle arti decorative. La Francia innesca nelle altre manifatture europee una rivalità che conduce a esiti produttivi e stilistici alternativi e originali.
Tra i manufatti di eccezionale pregio artistico, da segnalare un raro ricamo di manifattura siciliana eseguito con perline di corallo, espressione di una raffinata tipicità siciliana nelle arti decorative italiane del Settecento.

A supporto della visita
Per facilitare la comprensione dei contenuti storici e tecnici dei tessuti antichi, la sala espositiva dispone di due apparati multimediali che raccontano, con metodi e linguaggi diversi, il processo di lavorazione del tessuto e lo sviluppo manifatturiero dell’arte della seta fino al periodo preindustriale.
Microscopi digitali consentono di osservare la struttura interna di alcuni tessuti (velluto, damasco, broccato, lampasso) e di comprenderne la complessità della realizzazione.
Dove si trova il Museo del Tessuto
La sede attuale e definitiva del Museo del Tessuto è stata inaugurata nel 2003 negli ambienti restaurati della ex fabbrica Campolmi.
Si tratta di un complesso architettonico di 8.500 mq che risale alla fine dell’Ottocento collocato all’interno delle mura medievali di Prato, un vero e proprio monumento di archeologia industriale.
Cosa è possibile visitare
Oltre alle mostre temporanee, il museo propone la visita alle collezioni permanenti articolate in 6 grandi aree tematiche.
La visita si apre con lo spettacolare locale caldaia della fabbrica, per poi proseguire con la sala dedicata all’esposizione delle collezioni storiche.
Dopodiché, si arriva all’area materiali e processi che illustra le fibre tessili e il processo di lavorazione.
La sala Prato Città Tessile è dedicata alle tappe più importanti della vicenda produttiva del territorio.
Inoltre, una installazione audiovisiva – attraverso oggetti simbolici, filmati storici ed immagini contemporanee – racconta la storia più recente della città, con le sue trasformazioni sociali ed i suoi cambiamenti produttivi.
Visitare il Museo del Tessuto di Prato significa entrare in contatto, non solo con il valore delle sue collezioni, ma con una delle istituzioni culturali permanenti più attive in Italia per lo studio, la conservazione e la valorizzazione del tessuto e della moda antichi e contemporanei.
Inoltre, il Museo, è la memoria storica e l’interfaccia culturale del distretto tessile di Prato. Una realtà che nasce nel Medioevo e che ancora oggi è una delle più importanti in Europa e la prima al mondo per la produzione di fibre riciclate.
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In più, il Museo del Tessuto di Prato svolge nel corso dell’anno attività di formazione e di divulgazione. Si rivolge a tutti i pubblici e a tutte le età. Molto frequenti i laboratori dedicati ai più piccoli e alle loro famiglie.
Per gli orari di visita e biglietteria puoi consultare la pagina dedicata. Considera che con un unico biglietto (acquistabile online o sul posto) puoi visitare sia le mostre temporanee che il percorso permanente del Museo.