Indietro

quante volte indossare i vestiti prima di scartarli
Facebook
X
Pinterest
WhatsApp

Quante volte dovremmo indossare i vestiti prima di scartarli?

I vestiti vanno indossati in media 160 volte prima di essere scartati, invece delle 80 attuali.

Cosa fare per avere un rapporto più salutare ed equilibrato con la moda? Indossare i vestiti che abbiamo già nel nostro armadio con maggior frequenza. Secondo un sondaggio internazionale sul guardaroba in Cina, Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Germania, in media un capo di abbigliamento viene indossato 80 volte prima di essere scartato. Ecco, occorrerebbe aumentarne l’uso mediamente del doppio: cioè 160 volte.

Questo significa avere un guardaroba più leggero, con tutti i capi all’attivo, evitando di spendere denaro per quello che non serve, senza cedere alle continue proposte di nuovi stili con articoli spesso di scarsa qualità.

Leggi anche: Quanti vestiti dovremmo avere nell’armadio?

Benefici individuali a parte, la scelta di mantenere in uso i capi di abbigliamento più a lungo possibile, porta enormi vantaggi ambientali. Significa contribuire a ridurre la pressione dell’industria della moda sulle risorse del nostro Pianeta che non sono infinite.

Un guardaroba “attivo” con tutti i capi in uso

Consumare il doppio i vestiti che già abbiamo, è una delle soluzioni pratiche avanzate dalla Ong Public Eye in One-Earth Fashion, il report che traccia i principali aspetti critici dell’industria della moda e ne propone una radicale trasformazione con obiettivi da raggiungere entro il 2030. Per una panoramica generale dello studio leggi: Le 12 aree di impatto sociale e ambientale della moda.

Perché è così importante consumare di più quello che già abbiamo nell’armadio? La vita sulla Terra sta diventando sempre più insicura anche per il genere umano. Tant’è che nel 2023, a causa dell’impatto delle attività umane, sono stati superati 6 dei 9 confini planetari.

Cosa sono i confini planetari?

I confini planetari sono stati individuati per la prima volta nel 2009 dallo scienziato Johan Rockström insieme a un gruppo di 28 studiosi di fama internazionale. Se l’umanità opera all’interno dei 9 confini planetari, allora potrà prosperare e garantire un futuro sicuro alle generazioni a venire.

Ecco quali sono i confini planetari e quali sono stati superati:

  • cambiamento climatico (confine superato)
  • acidificazione degli oceani (vicino al superamento)
  • riduzione dello strato di ozono in atmosfera
  • degrado forestale e altri cambiamenti di utilizzo del suolo (confine superato)
  • ciclo dell’azoto e fosforo (confine superato)
  • cambiamento dell’acqua dolce (confine superato)
  • perdita di biodiversità (confine superato)
  • inquinamento atmosferico da aerosol
  • inquinamento da sostanze chimiche (confine superato).
Indossare i vestiti di più. Superamento dei 9 confini planetari anche a causa della moda.
Credito: “Azote per Stockholm Resilience Centre, basato sull’analisi in Richardson et al 2023“.

Al superamento di questi limiti ha contribuito, e continua a farlo, anche l’industria della moda. Ad esempio, riguardo alla perdita di biodiversità, consumo del suolo, cambiamento climatico, inquinamento delle acque e inquinamento da sostanze chimiche.

Come spiega la comunità scientifica, i limiti planetari sono interconnessi l’uno all’altro. Il superamento di un singolo confine influisce sugli altri. Solo rispettando tutti e 9 i confini, possiamo mantenere uno spazio operativo sicuro per la civiltà umana. Oltrepassare i confini aumenta il rischio di generare cambiamenti ambientali improvvisi o irreversibili su larga scala.

I record della sovrapproduzione

Eppure, l’industria della moda è ancora impegnata verso un modello di crescita insostenibile: da quando nel 2014 è stato raggiunto il record del miliardo di pezzi immessi sul mercato, la corsa a produrre e vendere sempre di più non si arresta. Infatti, si prevede che al 2029 il volume globale dei capi di abbigliamento raggiungerà oltre 198 miliardi di articoli. Un nuovo record.

Tutto questo sta generando una mole di rifiuti tessili ingestibile.

Dobbiamo indossare i vestiti di più. Vestiti usati discarica Dandora in Kenya
Solo in Kenya ogni anno arrivano 900 milioni di capi usati, persino con il cartellino ancora attaccato. Un terzo però è spazzatura e finisce nella discarica di Dandora o lungo i fiumi. Credit photo: @cmf/Cuk.

Leggi anche: Abbigliamento usato: il flusso tossico dall’Europa alla discarica di Nairobi in Kenya

Per produrre così tanti capi c’è bisogno di milioni di tonnellate di materia prima e quindi di uno sfruttamento spropositato di risorse naturali, di energia e di fonti fossili per produrre fibre sintetiche alle quali l’industria della moda è legata a doppio filo.

Non è un caso che dal 2000 la produzione delle fibre è più che raddoppiata raggiungendo 124 milioni di tonnellate nel 2023. Altro record. Continuando di questo passo al 2030 la produzione globale di fibre arriverà a 160 milioni di tonnellate, con una predominanza di fibre sintetiche, in pratica plastica.

Una crescita che non coincide né con l’aumento della popolazione né con i bisogni reali.

Questa situazione, come evidenzia da tempo Textile Exchange sta portando fuori strada l’industria della moda rispetto agli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra necessari per mantenere entro 1.5°C l’aumento della temperatura media secondo l’Accordo di Parigi.

Dobbiamo indossare i vestiti di più. Macchina colpita da palle di grandine. Installazione di protesta Cesvi moda e Crisi climatica.
Moda e crisi climatica: Installazione del CESVI alla Milano Fashion Week 2024.

Leggi anche: L’industria della moda è fossile e va a tutto gas serra

Pertanto, intervenire sulla sovrapproduzione, utilizzare meno risorse e consumare meno sono azioni essenziali per ridurre la pressione sull’ambiente e sui confini planetari.

I livelli di produzione e di consumo sono strettamente collegati. Infatti, come sottolinea Public Eye, anche se l’industria della moda riuscisse a ridurre del 60% l’uso di materie prime vergini di origine fossile, oltre che del 10% quelle di origine naturale, e in più riuscisse a portare al 15% il riciclo da fibra a fibra, il volume delle materie prime utilizzate calerebbe solo del 28%.

Per questo è necessario passare dalla fast fashion a una moda più lenta, circolare, durevole e di qualità. Produrre meno e consumare di più quello che già abbiamo.

Leggi anche: Perché la fast fashion ha gli anni contati

Indossare i vestiti il doppio è un grande affare

Attualmente, molti capi di abbigliamento sono ampiamente sottoutilizzati. Secondo le stime di
Ellen MacArthur Foundation, in soli 15 anni il numero delle volte in cui un capo di abbigliamento viene indossato è diminuito del 36% a livello globale. Come evidenzia Public Eye la ragione principale per cui i vestiti vengono scartati non è tanto la qualità o la taglia, ma l’aspetto emozionale. Su questo fanno leva i messaggi di marketing: ci inducono a credere che alcuni capi sono “fuori moda“, mentre altri sono un “must have” della stagione.

Leggi anche: Buy Now! Documentario sull’inganno del consumismo

Raddoppiare i giorni di utilizzo e la durata di vita degli abiti è tecnicamente possibile e consentirebbe di ottenere lo stesso valore d’uso con la metà delle risorse materiali.

quante volte indossare i vestiti
Con un guardaroba più leggero e “attivo” saprai sempre cosa indossare.

Apprezzare di più quello che già abbiamo, senza doverne desiderare sempre di più, è davvero un grande affare. Sarebbe sciocco non provarci.

Potrebbero interessarti

Mondo Brand

Aziende Partner

Prossimi appuntamenti

Seguimi sui Social

Non perderti nulla

Iscriviti alla newsletter mensile di Fattidistile.

Le rubriche

Potrebbero interessarti

Non perderti nulla

Iscriviti alla newsletter mensile di Fattidistile. Riceverai notizie, consigli e approfondimenti sulla moda circolare e sostenibile.