Si chiama “Seabilia” l’opera dell’artista Elena Redaelli in mostra in Australia in occasione di Sculpture by the Sea. Un evento nato nel 1997 e che anima la periferia orientale di Sydney nel tratto di costa di Tamarama vicino a Bondi.
Si tratta di un’esposizione a cielo aperto, fruibile gratuitamente dal pubblico, con oltre 100 esposizioni artistiche da ogni parte del mondo.
Ogni anno questa esibizione attira mezzo milione di visitatori ed è considerata la più vasta del mondo. La durata è di 3 settimane, quest’anno le date sono dal 20 ottobre al 9 novembre.
L’installazione “Seabilia” è legata a doppio filo al mare e allo scenario che la ospita. L’opera è frutto del recupero di uno scarto di tessuto in poliestere riciclato donato dall’azienda tessile bergamasca Sitip. A sua volta, il poliestere riciclato ha origine da un altro rifiuto; in questo caso, dalla plastica raccolta in mare e in altri ambienti. Elena Redaelli ha trasformato questo “doppio rifiuto” in un’opera d’arte delicata, leggera ed elegante, che invita a riflettere.

“Seabilia”, l’opera che viene dal mare
Per capire l’opera, ti racconto qualcosa sull’autrice. Elena Redaelli è membro attivo di movimenti artistici ambientali internazionali e le sue opere sono state esposte in diverse parti del mondo. Inoltre, le sue creazioni fanno parte di collezioni permanenti negli Stati Uniti, in Russia e in Italia.
Come lavora? L’artista valorizza, ricerca e utilizza pratiche antiche: tessitura a mano, lavoro a maglia, uncinetto, infeltrimento, ricamo e fabbricazione della carta attraverso tecniche sostenibili che promuovono l’uso di materiali naturali, riciclati e locali.
Non stupisce, quindi, che “Seabilia” nasca dal recupero di un tessuto di scarto e che per lavorarlo abbia usato l’uncinetto.
Il poliestere riciclato donato da Sitip
Il materiale impiegato è uno scarto di produzione del Native-Cosmopolitan Kyoto. Si tratta di una quantità di tessuto che, non superando il controllo di qualità aziendale, è stato donato dall’azienda tessile Sitip all’artista.
Il Native-Cosmopolitan Kyoto è prodotto con filati riciclati provenienti da rifiuti plastici reperiti nell’ambiente, dal mare e dai centri di raccolta. È un tessuto certificato Bluesign, GRS (Global Recycled Standard) e OEKO-TEX.
È quindi un tessuto riciclato post-consumer composto dall’89% da poliestere riciclato (PLR) e dall’11% da elastan (EA), del peso di 240 grammi.
Durante la lavorazione Elena Redaelli ha tagliato a mano gli scarti di tessuto e li ha lavorati all’uncinetto utilizzando anche cotone riciclato e altri generi di filati.


Perché il poliestere riciclato
«L’opera – spiega l’artista – è esposta sulla scogliera di Tamarama Beach, la mia installazione necessitava di un tessuto resistente ed elastico che avesse caratteristiche strutturali tali da sopportare i venti oceanici e gli improvvisi cambiamenti atmosferici».

Gli scarti di produzione del tessuto Native-Cosmopolitan Kyoto sono stati una scelta imprescindibile, «non solo per la loro altissima qualità, ma anche, e soprattutto, per essere realizzati con filati riciclati provenienti da rifiuti plastici reperiti nell’ambiente e spesso proprio dal mare».
Il messaggio dell’opera
Nell’idea creativa dell’artista, la genesi di “Seabilia” nasce nelle profondità dell’oceano dove piccole creature popolano le aree più buie e meno esplorate del pianeta. Un luogo dove il ritmo della vita degli abitanti è scandito dal silenzio e dalla mancanza di luce, mentre onde e maree animano la superficie.
Ecco, anche la vita di un ambiente così vasto e imponente come l’oceano risente ogni giorno delle azioni che l’essere umano compie e che ne sconvolge poco a poco il delicato equilibrio.
Per cui, l’opera è una richiesta di attenzione verso l’ambiente e il suo equilibrio reso fragile dalle nostre azioni. Un invito a crescere nella consapevolezza degli effetti delle nostre scelte.
Preservare la salute dell’ambiente significa preservare anche la nostra.
Ecco cosa raffigura “Seabilia”: «Le diverse superfici e sfumature di bianco mi hanno permesso di realizzare un’opera varia che, nonostante i toni quasi monocromi, suggerisce differenti sensazioni tattili. La composizione modulare evoca scheletri di creature marine che sembrano essere stati trasportati sulla scogliera da un’onda e lì dimenticati per essere arsi dal sole australe».